Questa è la bozza della futura mappa di ROSADEIVENTI. Ci siamo innamorate del cavallo nel cassonetto e siamo certe che Ambra tratterà bene anche la limousine dei sauditi.
ROSADEIVENTI funziona come una caccia: c’è il momento della cattura, quello della conciatura delle pelli e della preparazione della carne, e infine il momento della restituzione alla comunità. Questo è il racconto di quello che vorremmo accadesse, ora che la stagione della caccia si è conclusa.
Cosa abbiamo in testa.
ROSADEIVENTI sarà un disco che raccoglierà sette racconti sonori (più uno, ma questo ve lo spieghiamo dopo). Ciascuno di essi sarà dedicato a uno dei sette venti che abbiamo incontrato, immaginati come fossero personaggi in carne e ossa: ciascuno con una propria voce, un proprio destino, una propria specifica atmosfera sonora; ciascuno con le proprie storie sui luoghi che attraversa e le persone che incontra. I venti saranno gli eroi e gli aedi, i protagonisti e i narratori delle storie che abbiamo raccolto: quella del pescatore di Marsiglia, convinto che la moglie gli abbia fatto un nodo d’amore; quella del mafioso di Palermo, che si nasconde in un’antica stanza del vento per fuggire alle retate della polizia; quella della coppia di sposi che vuole costruirsi una casa diversa da tutte le altre, e invece deve vagare per tutto il Marocco, respinta dai sindaci di ogni città; quella della scimmia triste di Gibilterra, emarginata dal gruppo ma fotografata da tutti i turisti, proprio per la plasticità della sua tristezza; e così avanti.
Rispetto al diario di bordo, i racconti hanno un vantaggio: possono inventare. Nel senso – etimologico – di trovare, scoprire qualcosa che la realtà non dice. Per questo strano ibrido di poesia e reportage contiamo di assoldare, tra gli altri, due musicisti di strada conosciuti durante il viaggio (Gaetano col suo mandolino elettrico e Michael, l’armonica più famosa di Gibilterra) e un tecnico del suono di nome Muce, assoluto esteta del suono nonché artista serbo della lingua italiana (meriterebbe un podcast, se volete saperla tutta). E siccome un disco è innanzitutto un oggetto, ci interessa che sappiate due cose.
Il vento fa i suoi (33) giri.
Primo: ROSADEIVENTI sarà un 33 giri. Mezz’ora a Levante, mezz’ora a Ponente (d’altronde è per questo che si chiama LP, no?). Potreste chiedervi il perché di una scelta tanto antieconomica, solo parzialmente giustificata da un certo gusto retrò. E noi potremmo provare a rispondervi cose piuttosto audaci, del tipo che il solco tracciato dalla puntina sulla membrana in vinile è affine al percorso del viaggio. Oppure potremmo ammettere la verità, e cioè che, semplicemente, questo oggetto noi lo immaginiamo così e cosà, e non riusciamo a togliercelo dalla testa. Non è forse vero che tutti i progetti nascono come cocciutissime proiezioni?
Secondo: l’artbook del disco sarà interamente illustrato da Ambra Gurrieri e conterrà una mappa. Non quella “muta” che vedete in Home, ma una nuova mappa parlante, riempita, com’è tipico degli antichi portolani, di alcune cose che abbiamo incontrato durante il viaggio e di altre che abbiamo semplicemente immaginato: yacht alla deriva, cavalli nei cassonetti, misteriosi pugili che fanno a pugni con l’aria; e ancora pietre che cantano, limousine in fuga, marinai strozzati dai propri nodi… In cima a questa pagina trovate una bozza, sottratta dalla scrivania di Ambra. Notate una figura che spicca tra le altre, sulla destra? È proprio lei: la Torre dei Venti di Atene.
Torri, porti e altri eventi.
Incidere il vento è una scelta un po’ eretica, sopportabile solo perché bellissima. Ma la vera dimensione del vento è quella – aerea e irripetibile – della perfomance. Il sogno che ha animato ROSADEIVENTI fin dall’inizio è stato quello di suonare i racconti sonori ai piedi della Torre dei Venti, un posto che a dire il vero pare meritarsi non più un paio di paragrafi su Wikipedia ma che, proprio per questo, a noi piace riempire di significato. Immaginate: una piccola orchestra, cinque elementi su per giù, percussioni strane, qualcosa in digitale, un libretto come d’opera, ma più scanzonato e tradotto in greco, a beneficio dei presenti, e il racconto in forma antica di cose nuove. A questo sogno si sono aggiunte due follie.
La prima è quella di immaginare, prima della performance, una spedizione: quella dei musicisti (dei musicanti di Brema) che attraversano il mare per raggiungere la Torre. Come già il precedente viaggio, anche questo sarà documentato passo passo, sia attraverso la piattaforma web, sia tramite quella radio che vorrà farsi partner dell’iniziativa. Abbiamo pensato a dei piccoli sneak peek audio – qualcosa di ancora più piccolo del podcast, una semplice suggestione sonora – pubblicati man mano a formare come dei passi dalla partenza alla meta. Ma c’è dell’altro.
All’impresa vorremmo sommare un’altra impresa: quella di comporre, durante i giorni del viaggio, una bonus track sul Meltemi, il vento che anima le estati greche. Raccoglieremo suggestioni, storie, faremo pesca a strascico lungo il cammino, e alla fine restituiremo quello che abbiamo trovato – e quindi anche inventato.
Ma siccome soltanto Paganini si concede il lusso di non ripetersi, per ROSADEIVENTI abbiamo immaginato anche un seguito. Un breve tour in luoghi impossibili, alla larga dai teatri e dai palcoscenici: nei cantieri, nei porti, nei musei del vento.
Anemòfili e affini.
Ebbene sì: esistono i musei del vento. O meglio, ne esiste uno, si chiama Museo della Bora e il suo fondatore, animatore e mattatore è uno dei nostri partner d’elezione. Cinque minuti dopo la prima stretta di mano, Rino Lombardi ci aveva messo davanti una cedrata Tassoni e due aquilonisti francesi, campioni internazionali e artisti del vento. Contiamo su di lui per organizzare qualche data del nostro tour impossibile (Bora permettendo).
Un’altra preziosa conoscenza portata dal vento sono i ragazzi di Identità Sonore. Anna è paesaggista e Ted tecnico del suono. Insieme stanno mappando il territorio in cui vivono raccogliendo testimonianze sonore. Qualcuno ha raccontato loro di ROSADEIVENTI e adesso siamo praticamente gemellati. Ci hanno offerto la loro disponibilità per utilizzare il loro gioiello d’alta tecnologia: un microfono binaurale a forma d’orecchio (!) che permette di registrare in 3D.
A questo si aggiunge una schiera di silenziosissimi sostenitori, come la nostra Anonima Benefattrice, che più di tutti ha creduto in questo progetto e ci ha messo, come si dice, la liquidità.
E voi? Sarete dei nostri?